In mezzo alla bufera. Paradossalmente, proprio lì, nel centro esatto del tornado più forte, il famoso occhio, c'è quiete. Un'ingovernabile, opprimente quiete. Il mondo fuori è devastato dalla furia dei venti, delle onde, case divelte, strappate dalle fondamenta, automobili trascinate via da fiumane improvvise di inaudita violenza, ma dove siedi, comodo sul tuo divano, lì tutto è come prima, quasi più ordinato. Seduto nel grembo del mostro urlante, dove niente cambia e niente si trasforma. Esami passano senza lasciare traccia- il tuo nome, chiamato a raccolta da un assistente svogliato, è ancora lì a aspettare la tua mano alta nell'aria. Non sei mai stato così ordinato, attento a tenere vivibile il tuo accampamento lontano dal disastro che fuori si abbatte sulla Terra. E inevitabilmente si trasforma in un guscio chiuso dall'interno a chiunque; qualche piccola bugia qua, una mezza verità lì, per allontanare sospetti, preoccupazioni. No qui si sta bene, non tira vento, ma c'è spazio solo per uno, spiacente. Ma le scorte finiscono, il tonno in scatola diminuisce rapidamente, l'acqua scende sotto la soglia d'allarme. Niente panico, potresti fare una rapida incursione per provviste. Sì, coprirsi bene, stivaloni alti, impermeabile, sono solo due passi, apri esci corri fai scorta corri entri chiudi. Rapido, indolore, sicuro.
O no.
Io oggi ho aperto le finestre, e lascio che entri la pioggia. Sul piatto ho messo un disco, e il disco gira gira gira e la musica è alta, è nuova. 1974, New York City, Charles Mingus. L'album che gira sul piatto e esplode dall'occhio del ciclone si chiama CHANGES, ONE. Serve altro?
amore per voi, tutti, belli e brutti.
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