Molto bene. Ci siamo presi Milano. Napoli. Trieste. Cagliari. Torino. Bologna.....
Ma non è finita qui. Dobbiamo votare di nuovo. Questa volta è un referendum, a cui viene fatta poca pubblicità, perchè è meglio che non si sappia bene cos'è, è meglio che non si capisca. E noi invece lo vogliamo capire. Ci saranno quattro quesiti. Due riguardano l'acqua, uno il nucleare, e uno il legittimo impedimento. Ora io non sono un giurista, quindi se mi sbaglio mi corrigerete.
(oddio ho citato un papa (azz ho detto dio (cmq non sono di CL)))
Primo Quesito: Abrogazione affidamento servizio ad operatori privati.
Il servizio in questione è la distribuzione e la gestione dell'acqua pubblica. Quella con cui ci facciamo la doccia, cuciniamo, ci laviamo i denti, le mani e il culo tanto per intenderci.
martedì 31 maggio 2011
Forse la nebbia quella che non c'è proprio più
Lella Costa, ci racconta la sua Milano.
Voglio festeggiare la ri/presa di Milano, la breccia di Pisapia, ancora sudato, stanco, sporco appiccicoso, arancione, con le mani spellate e formicolanti, senza voce, ma con il sorriso.
Il video è tremolante e lungo la qualità pietosa, ma le cose che dice le riconoscevo, mi sentivo parte di questa Milano, mi sono emozionato, e vorrei condividerlo con tutti quelli che erano in piazza con noi.
Pisapia il tuo personaggio preferito dei fumetti? Paperoga...
Voglio festeggiare la ri/presa di Milano, la breccia di Pisapia, ancora sudato, stanco, sporco appiccicoso, arancione, con le mani spellate e formicolanti, senza voce, ma con il sorriso.
Il video è tremolante e lungo la qualità pietosa, ma le cose che dice le riconoscevo, mi sentivo parte di questa Milano, mi sono emozionato, e vorrei condividerlo con tutti quelli che erano in piazza con noi.
Pisapia il tuo personaggio preferito dei fumetti? Paperoga...
lunedì 30 maggio 2011
Blockhead
Alcuni vi diranno che è carico di angoscia esistenziale, altri che rappresenta la truce condizione dell'uomo moderno, altri ancora che la chiave di lettura mostra chiaramente il truce tenebricoso affanno dell'artista. La realtà però è che è bello perché è opera di Pisapia.
domenica 29 maggio 2011
PERSONAL STATEMENT
Non sono un esperto di calcio. Non ritengo fondamentale per la mia crescita in quanto uomo conoscere tutte le formazioni della serie A dal '67 ad oggi. Mi irritano profondamente le infinite discussioni della domenica sera, le speculazioni sullo sport e, su tutto, l'enorme spazio che il calcio si è preso nella nostra vita. Date queste premesse, però, amo il tifo. Il calcio è uno sport meraviglioso, fatto di persone che amano e seguono la propria squadra e il tifo è puramente l'espressione del loro, del nostro, amore per l'erba dello stadio, per le partite col fiato sospeso, per i rigori non dati e quelli regalati. Tifare è sano, catartico.
Sono sempre stato un tifoso milanista, fin da piccolo, nonostante le parentele nerazzurre. Per quanto mi riguarda, i colori di Milano sono due e sono quelli che sventolano fuori dai balconi di questa città, dalla coda del cavallo in piazza Duomo, quelli che hanno riempito le strade poche settimane fa. Questo non cambierà mai.
Oggi, entro ufficialmente in sciopero calcistico. Non posso più tollerare che la maglia che amo sia posseduta da uno degli esseri umani peggiori che il nostro paese abbia mai visto. Questa non è una scelta politica, è una scelta umana. Non posso più pensare di sostenere la mia squadra senza sentirmi moralmente responsabile di fronte alla mia coscienza. Chiunque sostenga che il calcio non ha niente a che fare con la vita quotidiana, con la vita pubblica, è un ipocrita. Il calcio è una parte importante della vita di questo paese. Fa parte della nostra tradizione, tifare una squadra piuttosto che un'altra è un segno distintivo di chi siamo. Lo usiamo spesso per descriverci: "sono X, italiano, studente e juventino" "ciao, mi chiamo Y, vengo da Roma, ho trent'anni; lavoro come architetto e sono romanista". Fa parte di noi.
Come essere umano non posso più accettare che il presidente della mia squadra, e quindi il MIO presidente, sia Silvio Berlusconi. Non perché sono un uomo di sinistra, ma perché rappresenta tutto ciò che nella mia vita cerco di combattere. Se il padrone della vostra squadra, quella per cui piangete, per cui soffrite, i cui colori sono gli unici che indossate il giorno della partita, se a pagare i vostri campioni fosse un pluricriminale, mafioso, puttaniere, continuereste a portare con orgoglio i vostri colori? Se sapeste che ogni pantofola con lo scudo, ogni maglia, ogni spilla, ogni fottuto biglietto per lo stadio che comprate andasse a ingrossare il portafogli di una persona del genere, cosa fareste?
Io, oggi, smetto di tifare Milan. Non esulterò mai per un gol fatto dagli interisti, ogni loro vittoria sarà comunque una mia sconfitta. Ogni rete rossonera mi farà vibrare segretamente di emozione, ma come milanista io mi sento derubato del diritto a tifare liberamente. Finchè Silvio Berlusconi sarà il presidente, io non indosserò più una maglia rossonera, non andrò allo stadio, nè scenderò in piazza a gridare la mia gioia al prossimo derby.
Viva il Milan, viva il calcio, viva l'Italia.
Sono sempre stato un tifoso milanista, fin da piccolo, nonostante le parentele nerazzurre. Per quanto mi riguarda, i colori di Milano sono due e sono quelli che sventolano fuori dai balconi di questa città, dalla coda del cavallo in piazza Duomo, quelli che hanno riempito le strade poche settimane fa. Questo non cambierà mai.
Oggi, entro ufficialmente in sciopero calcistico. Non posso più tollerare che la maglia che amo sia posseduta da uno degli esseri umani peggiori che il nostro paese abbia mai visto. Questa non è una scelta politica, è una scelta umana. Non posso più pensare di sostenere la mia squadra senza sentirmi moralmente responsabile di fronte alla mia coscienza. Chiunque sostenga che il calcio non ha niente a che fare con la vita quotidiana, con la vita pubblica, è un ipocrita. Il calcio è una parte importante della vita di questo paese. Fa parte della nostra tradizione, tifare una squadra piuttosto che un'altra è un segno distintivo di chi siamo. Lo usiamo spesso per descriverci: "sono X, italiano, studente e juventino" "ciao, mi chiamo Y, vengo da Roma, ho trent'anni; lavoro come architetto e sono romanista". Fa parte di noi.
Come essere umano non posso più accettare che il presidente della mia squadra, e quindi il MIO presidente, sia Silvio Berlusconi. Non perché sono un uomo di sinistra, ma perché rappresenta tutto ciò che nella mia vita cerco di combattere. Se il padrone della vostra squadra, quella per cui piangete, per cui soffrite, i cui colori sono gli unici che indossate il giorno della partita, se a pagare i vostri campioni fosse un pluricriminale, mafioso, puttaniere, continuereste a portare con orgoglio i vostri colori? Se sapeste che ogni pantofola con lo scudo, ogni maglia, ogni spilla, ogni fottuto biglietto per lo stadio che comprate andasse a ingrossare il portafogli di una persona del genere, cosa fareste?
Io, oggi, smetto di tifare Milan. Non esulterò mai per un gol fatto dagli interisti, ogni loro vittoria sarà comunque una mia sconfitta. Ogni rete rossonera mi farà vibrare segretamente di emozione, ma come milanista io mi sento derubato del diritto a tifare liberamente. Finchè Silvio Berlusconi sarà il presidente, io non indosserò più una maglia rossonera, non andrò allo stadio, nè scenderò in piazza a gridare la mia gioia al prossimo derby.
Viva il Milan, viva il calcio, viva l'Italia.
sabato 28 maggio 2011
Vigilia
Avrei potuto inziare parlando dei sorrisi sulle facce della gente; avrei potuto, poi, insistere sulla comunione di intenti che ha riempito ieri piazza Duomo, giovani e anziani, donne e uomini, tutti con la stessa voglia di una Milano diversa. Avrei potuto mettere una foto con l'enorme arcobaleno che coronava il Duomo, mentre in cinquantamila eravamo disposti a prenderci il diluvio sulle teste, solo per essere lì. Si potrebbe parlare per pagine e pagine di tutti i musicisti e artisti che, gratis, sono saliti su quel palco a parlare, cantare, sperare. Oppure si sarebbe potuto fare un discorso approfondito sul perché eravamo lì e su come Giuliano Pisapia sia riuscito a farsi amare da un'enorme fetta di questa città dai sentimenti atrofizzati.
Tutto questo avrei potuto scrivere, commentare, riflettere in questo post, ma l'unica cosa che ho voglia di dire, il giorno prima delle elezioni più importanti da più di dieci anni, è che stamattina, tirando su le tapparelle e guardando fuori, ho visto una città nuova. Stamattina guardando le strade di Milano mi sono emozionato. Io ci credo.
Domani andiamo tutti a votare, ognuno per sé, portandosi nel cuore le proprie speranze e i propri sogni, convinti che questa volta, voto per voto, seggio per seggio, prenderemo Milano.
venerdì 27 maggio 2011
Areoplanino
Tu ti sei sempre immaginato che crescere fosse come caricare la molla di un'areoplanino di legno, e poi lasci il dito e l'aeroplano vola, c'è un momento in cui è fermo, e un momento in cui sta volando. Ma poi cresci e vedi che il dito non smette mai di avvolgere l'elastico, non capisci se ti è sfuggito di mano qualche volta e si è svolto tutto quanto, ti guardi attorno e quando hai l'età in cui pensavi si volasse in verità sei ancora là a terra che guardi il dito annoiato girare un elastico e non capisci che cosa sia successo. Si mischiano l'infanzia, l'adolescenza e la maturità, tutto è uno e tu non sei assolutamente nulla, e ti guardi attorno e vedi da terra quelli che sfrecciano a destra e a sinitra, loro hanno una vita con la v maiuscola, hanno cambiato casa, vivono soli. Ti senti solo e spaventato e non hai nulla, non sei nulla. Ma poi guardi meglio e quelli che ti sono accanto non sono nulla come te, accanto a te. Tu inizi a pensare che crescere voglia dire diventare, ma se è così quand'è che diventi qualcosa? Che differenza passa tra quando non sei nessuno e sei qualcosa? Quand'è che diventerai quello che gli altri conosceranno inequivocabilmente come te e nessun altro? Tu inizi ad aver paura che gli altri non ti possano conoscere perchè non c'è nulla da conoscere, che alla fine non c'è nessun momento in cui togli il dito; inizi a soffrire. Poi inizi ad accettare che non c'è nessun momento in cui si prende il volo, è solo un piatto navigare, nulla si crea e nulla si trasforma, navighi in un soggiorno tranquillo o in una corrente tempestosa, tutto qui, tutto sta nello scegliere la rotta capitano, e poi capisci che puoi scegliere la rotta che vuoi, alla fine sei sempre te stesso con un po' di barba in più o in meno, qualche figlio in più o in meno, delle macchine in più o in meno, qualche soldo in più o in meno, qualche moglie in più o in meno, un po' di felicità in più o in meno, qualche genitore in più o in meno, cambia poco, sai.
Katrina State of Mind
In mezzo alla bufera. Paradossalmente, proprio lì, nel centro esatto del tornado più forte, il famoso occhio, c'è quiete. Un'ingovernabile, opprimente quiete. Il mondo fuori è devastato dalla furia dei venti, delle onde, case divelte, strappate dalle fondamenta, automobili trascinate via da fiumane improvvise di inaudita violenza, ma dove siedi, comodo sul tuo divano, lì tutto è come prima, quasi più ordinato. Seduto nel grembo del mostro urlante, dove niente cambia e niente si trasforma. Esami passano senza lasciare traccia- il tuo nome, chiamato a raccolta da un assistente svogliato, è ancora lì a aspettare la tua mano alta nell'aria. Non sei mai stato così ordinato, attento a tenere vivibile il tuo accampamento lontano dal disastro che fuori si abbatte sulla Terra. E inevitabilmente si trasforma in un guscio chiuso dall'interno a chiunque; qualche piccola bugia qua, una mezza verità lì, per allontanare sospetti, preoccupazioni. No qui si sta bene, non tira vento, ma c'è spazio solo per uno, spiacente. Ma le scorte finiscono, il tonno in scatola diminuisce rapidamente, l'acqua scende sotto la soglia d'allarme. Niente panico, potresti fare una rapida incursione per provviste. Sì, coprirsi bene, stivaloni alti, impermeabile, sono solo due passi, apri esci corri fai scorta corri entri chiudi. Rapido, indolore, sicuro.
O no.
Io oggi ho aperto le finestre, e lascio che entri la pioggia. Sul piatto ho messo un disco, e il disco gira gira gira e la musica è alta, è nuova. 1974, New York City, Charles Mingus. L'album che gira sul piatto e esplode dall'occhio del ciclone si chiama CHANGES, ONE. Serve altro?
amore per voi, tutti, belli e brutti.
O no.
Io oggi ho aperto le finestre, e lascio che entri la pioggia. Sul piatto ho messo un disco, e il disco gira gira gira e la musica è alta, è nuova. 1974, New York City, Charles Mingus. L'album che gira sul piatto e esplode dall'occhio del ciclone si chiama CHANGES, ONE. Serve altro?
amore per voi, tutti, belli e brutti.
giovedì 26 maggio 2011
E TU CHE FAI? NON VOTI?
Milano cerca di scrollarsi di dosso i suoi tiranni, con estrema fatica, per la prima volta si intravede un futuro che non abbia il faccione stitico della Moratti.
Ballottaggio, non ci resta che analizzare la situazione, seriamente e senza speculazioni. Zona per zona lavoro per lavoro, quasi casa per casa ecco cosa votano gli abitanti di Milano
- Tassisti: non c'è uno che non abbia il nano tatuato sulle portiere, grandezza naturale: Berlusconi,
- Commessi dell'esselunga di papiniano: sono complici del sistema di cuccuamento selvaggio, vedi alla voce bunga bunga. Berlusconi
- Edicolanti: vende di più internazionale o novella 2000? Opportunisti.
- Parruchieri: è il sogno di ogni parrucchiera, quella permanente, così scultorea. Moratti
- Interisti: Nel dubbio, Moratti
- Punkabbestia: Si accorgono che devono votare troppo tardi, gli utimi sondaggi li vedono nelle metropolitane a distribuire volantini di Pisapia
- Dipendenti delle Poste: Non hanno voglia di lavorare e sono pagati: figuriamoci votare gratis
- La Madonnina: Sta ancora ballando. Pisapia.
- Architetti: Boeri sindaco
- Musulmani: Ingolositi dai cartelloni elettorali “Pisapia costruisce la più grande moschea d'europa” vanno a votare ma si rendono conto che non possono.
- Ruby: Pare che la Moratti le abbia dato 60.000 euro per non votarla. Pisapia
- Spazzini: abituati al pattume votano Moratti
- Ciclisti: Pur apprezzando la creatività delle nuove piste ciclabili. Pisapia
- Ausiliari del traffico: Troppo impegnati a dare multe fuori dai seggi: Astenuti
- Leghisti: Fingono di votare Moratti ma in realtà Salvini e ILTROTA hanno in mente un colpo di stato, come hai vecchi tempi, imbracciate i fucili, pota.
- Strauss-Kahn: Affinità elettive. Moratti.
- Frequentatrici abituali dei mercati: “te l'avevo detto che è una che non ha i soldi, compra anche lei i golfini sdruciti” Pisapia
- Analfabeti: I nuovi cartelloni del Pdl non hanno più le figure: Pisapia
- CL: Pisapia prega verso la Mecca. Moratti
- Preti: Loro mica li mangiano i bambini. Moratti
- Indecisi: .
- Scout: l'influenza ciellina è indubitabile ma i lupi anziani del branco assicurano che voteranno Pisapia, parola di lupetto
- Mio fratello: ha 17 non può votare.
- Berlusconi: a sto giro vuole vincere. Pisapia
- Harry Potter: ci vuole proprio una magia. Moratti
- Zingari: Pisapia.
Redazione NoAut: Pisapia, cazzo.
Genova Street Boulder [FreeMind]
Noi non disdegnamo nessun tipo di arrampicata, che si parli del granito dello Yosemite o delle pietraie di Paullo sul Genzana noi ci fiondiamo come api sul miele sperando di incastrarci da qualche parte e di trovare i soldi per la benzina del ritorno. Questa volta siamo partiti leggeri, senza crash pad sicuri delle nostre abilità. I più restii sono stati conviti con un invitante "e poi andiamo lì e ci facciamo anche la focaccia di Recco" Ingenui. Il gioco arrivati lì era semplice, bisognava salire dei percorsi tracciati su palazzi, balconi, garage, pali della luce, statue di Garibaldi e quant'altro non avesse le ruote, strisciando e imprecando belin, tirando e cadendo da altezze cosmiche, per arrivare in cima e dire "Questo è facilino proviamone un altro" Come diciamo in gergo a caval donato non si guarda in bocca, anche se non sempre noi in gergo ci capiamo.
Tallonata in stile californiano |
martedì 24 maggio 2011
Ya Basta!
Ora basta. Davvero. Ne ho veramente le balle piene. A quanto pare non mi lavo, sono comunista, estremista, terrorista, islamico, appoggio Al Quaeda, e che altro? Voglio trasformare Milano nella Stalingrado d'Europa. Io mi chiedo quando gli italiani si sveglieranno. Ci prende in giro! Non se ne può più! Vuole far passare noi per comunisti, come se noi fossimo il problema. Mentre lui è entrato in politica per salvarsi, non ha mai pensato a governare questo paese, anzi, lo ha coperto di ridicolo. Racconta barzellette, bestemmia, insulta chiunque gli faccia un'osservazione. Ormai siamo al limite. Dobbiamo esplodere ora. Non c'è più tempo. Dentro o fuori. Si spaccia per moderato, quando in realtà di destra e sinistra non gli è mai importato. Si sente onnipotente. Gli piace trasgredire sotto gli occhi di tutti, e poi nascondersi dietro la privacy della sua vita privata. Dobbiamo mandarlo a casa. Cominciamo a mandare a casa la Moratti, lui ci ha messo la faccia, facciamogliela perdere. Ha fatto trasmettere il suo discorsetto elettorale da Tg1, Tg2, Tg4, Tg5, Studio aperto. La violazione è stata talmente clamorosa che si è mossa l'Agcom a tempo di record. Sono già state fatte le multe. Mai successo così velocemente che io mi ricordi. Ma qui stiamo veramente esagerando. Dobbiamo mandarlo a casa! A Milano cominciamo a votare Pisapia. Scegliete un motivo qualsiasi, sono tanti. Io lo voto perchè mi piace il suo programma, perchè sono stanco della Moratti, perchè ha fatto una bella campagna elettorale, perchè mi ispira fiducia, perchè voglio dare una spallata al governo Berlusconi, perchè al primo turno Giulianone mi ha fatto godere, perchè amo la mia città e non la voglio vedere completamente rovinata. Come volete. Ma perfavore non votiamo la Moratti di nuovo. Proviamo a cambiare. Possiamo cambiare. Possiamo farcela. Basta una X.
mosic
lunedì 23 maggio 2011
Canzoni zingare
C'erano tantissime persone ieri agli Arcimbolidi, c'era Capossela, il nostro capitano, che cantava e mentre cantava tutti erano felici, poi parlava, lui parla sempre tantissimo e ha cominciato piano dicendo che non si lavava, poi cantava l'uomo vivo e tutti erano in piedi e al posto delle parole della canzone cantava andate a votare, e cantava forte Pisapia e tutti si alzavano in piedi e poi urlava fortissimo da Milano deve partire la rivoluzione e io ero felicissimo che quasi piangevo ma poi pensavo che stava esagerando che la gente magari era cattiva che non avrebbe capito ma poi ho visto che tutti cantavano ed erano felici anche loro e molti piangevano allora anche io piangevo sempre più felice, felice politicamente, che non mi era mai capitato e dentro di me ma anche fuori mi dicevo dai che stavolta siamo tanti.
venerdì 20 maggio 2011
!10.000!
CIAO RAGAZZI,
OGGI ABBIAMO RAGGIUNTO QUOTA 10.000 VISITE, E PER NOI E' MOLTO IMPORTANTE.
CONTINUATE A SEGUIRCI, NOI CRESCEREMO ANCHE GRAZIE A VOI CHE CI SEGUITE CON QUESTA PASSIONE.
MAI AVREMMO PENSATO IN 3 MESI DI RAGGIUNGERE QUESTI RISULTATI, MA ORA CHE CI CREDIAMO,
NON CI FERMERA' PIU' NESSUNO
ORGOGLIOSAMENTE
LA REDAZIONE
Massaggi e Seghe
Parliamone. Negli ultimi anni Milano si è riempita di questi fantomatici centri massaggi. Thailandesi, cinesi, orientali, non ho ben capito. Avrei qualche osservazione da fare. Questi posti sono davvero squallidi. Di una bruttezza incredibile, una sorta di pugno in un occhio. Inoltre dubito che qualcuno possa davvero credere che questi posti siano esclusivamente dei centri massaggio. I massaggi li faranno anche, ma basta farsi un giro su internet per capire che c'è qualcosa di più. Senza girarci tanto intorno pare che in questi benedetti locali ciò che più conta sia la sorpresa finale. Pare che il ragionamento dei gestori sia stato:
Massaggio=Piacere ---> Sega=Piacere ---> Massaggio=Sega. (Ragionamento A)
Non fa una grinza. Alcuni gestori si sono poi chiesti quanto questo fosse legale. Ora non sapendo come fare, e non volendo spendere soldi in un'onerosa consulenza legale, hanno ragionato nel modo seguente:
Massaggio-->Legale, Sega=Massaggio, Sega--->Legale. (Ragionamento B)
Massaggio=Piacere ---> Sega=Piacere ---> Massaggio=Sega. (Ragionamento A)
Non fa una grinza. Alcuni gestori si sono poi chiesti quanto questo fosse legale. Ora non sapendo come fare, e non volendo spendere soldi in un'onerosa consulenza legale, hanno ragionato nel modo seguente:
Massaggio-->Legale, Sega=Massaggio, Sega--->Legale. (Ragionamento B)
giovedì 19 maggio 2011
16 Maggio-L'odissea continua
Abbiamo provato a resistere, ma l'impulso è stato troppo forte. è bello vederlo entrare in tribunale, finalmente!
mercoledì 18 maggio 2011
Banalott
Banalott ( in Giapponese Bosugodora ) è un Alpinista di tipo roccia-ghiaccio; il suo numero identificativo del Alpedex è 1.
Il suo nome potrebbe sembrare la diretta derivazione dall'italiano “banale” e “lotta”: attenzione, mai supposizione fu tanto errata. Il suo nome è infatti la storpiatura del tedesco faustschlag, termine spesso impiegato dagli uomini che abitano i paesi collinari o montuosi della Rur non appena avvertono che le cose non stanno volgendo a loro favore.
Si evolve dal Landi selvatico con l'utilizzo di Pietratuono.
Banalott è solito delimitare un'intera montagna come suo territorio esclusivo ed è spietato con coloro che osano violare tali confini. Questo Alpinista pattuglia il proprio spazio senza mai abbassare la guardia. In caso di frana o incendio, è in grado di risistemare il terreno, ripiantare gli alberi e ristabilire al meglio il proprio ambiente naturale.
Inaspettati Tramonti
Sento che qualcosa sta tramontando, lentamente sta affondando. Ma si sente già puzza di morto.
Mi ero quasi rassegnato ad essere per sempre una minoranza e oggi ho scoperto una faccia diversa della mia città, sono felicemente sorpreso, e sorrido a tutti che mi sembrano meno stronzi.
e mi piace pensare che quelle siano le antenne Mediaset, sconfitte. Se la meritano tutti quelli che come me non hanno mai smesso di crederci.
Mi ero quasi rassegnato ad essere per sempre una minoranza e oggi ho scoperto una faccia diversa della mia città, sono felicemente sorpreso, e sorrido a tutti che mi sembrano meno stronzi.
e mi piace pensare che quelle siano le antenne Mediaset, sconfitte. Se la meritano tutti quelli che come me non hanno mai smesso di crederci.
martedì 17 maggio 2011
Qualcuno era comunista
Quante volte in questi giorni ci sentiamo dire che i comunisti sono ora il cancro dell'Italia? Quante volte i magistrati vengono chiamati toghe rosse? Eppure ci si dimentica cos'era il comunismo in Italia e che cosa ha rappresentato. Berlusconi&Co. stravolgono appositamente la storia per farsi i loro comodi. Purtroppo per loro alcuni di noi hanno memoria reale di quei tempi, altri hanno studiato e per fortuna, Il signor G. ci ha lasciato un filmato per farci tornare la memoria, e farci ancora sentire un brivido dietro la schiena, quella voglia, spesso smarrita, di cambiare le cose. Io ci credo. Questo paese lo possiamo cambiare.
mosic
mosic
Il Dono della Sintesi ;-)
Ciao Ragazzi,
approfittando del ritorno su queste reti, a reti unificate, vi propongo l'ascolto in anteprima di un brano realizzato da me esclusivamente con suoni di sintesi, ovvero, registrati con un sequencer digitale direttamenti da un sintetizzatore modulare. Che cos'è? E' un sintetizzatore che tramite moduli all'interno dei quali vanno inseriti dei connettori jack o minijack per collegare i vari circuiti elettrici, produce suoni. Sia suonacci a frequenze inascoltabili, toni continui, sia dolci toni percussivi che a me piacciono tanto. Una cosa davvero sbatti, giuro, ma anche molto interessante e, mutuando dal Devoto-Oli, scimmiosa!
Gangsta Synthesis by ludodrum
a seguire una breve storia degli albori del synth.
approfittando del ritorno su queste reti, a reti unificate, vi propongo l'ascolto in anteprima di un brano realizzato da me esclusivamente con suoni di sintesi, ovvero, registrati con un sequencer digitale direttamenti da un sintetizzatore modulare. Che cos'è? E' un sintetizzatore che tramite moduli all'interno dei quali vanno inseriti dei connettori jack o minijack per collegare i vari circuiti elettrici, produce suoni. Sia suonacci a frequenze inascoltabili, toni continui, sia dolci toni percussivi che a me piacciono tanto. Una cosa davvero sbatti, giuro, ma anche molto interessante e, mutuando dal Devoto-Oli, scimmiosa!
Gangsta Synthesis by ludodrum
a seguire una breve storia degli albori del synth.
lunedì 16 maggio 2011
Siamo Tornati
Da mercoledì scorso fino ad oggi, purtroppo, ci sono stati dei disservizi con blogger, il nostro(e di milioni di altri utenti) gestore. Oggi finalmente tutto sembra tornato alla normalità e potremo riprendere a postare. Sono successe tante cose in questi pochi giorni. Siamo stati di nuovo al processo di Berlusconi, le elezioni, lo street Boulder a Genova.. Nel frattempo mi auguro che siate tutti andati a votare, ancora meglio se non avete dato la preferenza alla Moratti.
bacci a tutti
NoAut
giovedì 12 maggio 2011
Qualche Sassolino me lo voglio togliere...
Vorrei far notare almeno tre fatti degni di nota, che credo descrivano bene la realtà italiana in materia di cultura scientifica. Soprassediamo sul fatto che sono infastidito(incazzato) dal fatto che nel nostro paese ci sia ancora da combattere con la gente ignorante che ritiene che la Cultura con la C maiuscola sia esclusivamente quella umanistica e vada divisa da quella scientifica, che viene così ridotta a una sorta di espressione folkloristica di qualche povero scienziato, a sua volta ridotto così a semplice tecnico.
1-come tutti sappiamo ci sono stati seri problemi in Giappone con l'energia nucleare, dai quali si deduce che il nucleare viene visto come una sorta di magia oscura. Vi riporto alcuni avvenimenti:
- Ai bambini di una scuola di Roma non è stato permesso di uscire durante la ricreazione per paura della nube radioattiva;
- Un bambino tornato da una breve vacanza in Giappone non è stato riammesso a scuola se non dopo accertamenti clinici. Sobrio il titolo: “Paura contagio;
- I terremoti non sono un fenomeno naturale, sono “una voce terribile ma paterna della bontà di Dio“. Parola del vice presidente del maggior ente di ricerca scientifica di un paese del G8;
- Alcuni ristoranti Giapponesi si sono muniti di rivelatori di radiazioni per dimostrare ai clienti che il pesce non è radioattivo.
oSSESIONATO
tra le righe delle piastrelle che ho pestato
nelle luci lasciate accese
tra i buchi di stinghe slacciate di scarpe sporche e sfondate
tu che sei,
goccia di rubinetto
dentifricio senza tappo, schiacciato male
anta dell'armadio lasciata aperta
risvolto delle maniche di pantaloni e magliette
tappo di penna nera su penna blu
carta appoggiata sul cestino
rotolo finito di cartaigenica
antifurto di domenica
canale criptato (limite di megavideo)
rumore di zanzara
ascensore occupato
esame spostato
posto di blocco
corda impigliata
sciopero dei mezzi
prezzemolo nei denti
cerniera incastrata
unghie sulla lavagna
portafoglio nella tasca sinistra
unghie sulla lavagna
portafoglio nella tasca sinistra
cd che salta
pasta scotta
ultimo squillo di cellulare
jeans sul letto
baffi di latte
insomma,
mi dai fastidio
(anche io come te
finisco le bustine di zucchero ahimè)
mercoledì 11 maggio 2011
Il Cavalier Pulito
Evidentemente il nostro carissimo presidente del consiglio ci tiene molto all'igiene. Adesso è venuto fuori che chi è di sinistra non si lava. Quando l'ho letto sul giornale sono rimasto stranito. Ho pensato a cosa potesse riferirsi. Mi sono chiesto quali dichiarazioni o eventi mi fossi perso tra giovedì sera e domenica, mentre ero in tenda al melloblocco. Per un attimo ho pensato parlasse di me. Che sapesse che ero in campeggio brado. Invece niente. Non è successo niente degno di nota. Questa è solo l'ennesima dimostrazione che Berlusconi è un uomo in difficoltà. Non sa più da che parte girarsi. L'insulto è l'ultima carta che ha da giocarsi. O forse ci tiene davvero all'igiene? Forse con tutte le sciacquette che si diverte a far scorrazzare sul suo basso ventre gli è venuta la paranoia di lavarsi. Non lo so resterò col dubbio. E alla fine non importa che si lavi o meno. Un po' come quando uno va in bagno e trova il cesso appena lavato. Sarà pur stato lavato, ma resta un cesso. Fa schifo lo stesso.
mosic
mosic
martedì 10 maggio 2011
S.O.S - MAY DAY
Ciao a tutti, copio sul nostro blog la richiesta d'attenzione di una ricercatrice nel campo idrico, mia amica, con la quale ho lavorato nell'ambito della mia esperienza col CAP (consorzio acque potabili) e che mi ha mandato questa mail.
"Confermo la necessità di questo passaparola, aggiungendo che si tratta di
informazione per ri-affermare i diritti costituzionalmente garantiti. Il dramma
è che sembra che la maggior parte della popolazione non sia consapevole di quanto
sta avvenendo.
Quello che Vi porto è solo un piccolo esempio. Sono una ricercatrice, mi occupo
di diritto ambientale e di risorse idriche. Ieri mattina dovevo intervenire ad
un programma RADIO RAI (programmato ormai da due settimane) per parlare del
referendum sulla privatizzazione dell'acqua e chiarirne meglio le implicazioni
giuridiche.
È arrivata una circolare interna RAI alle 8 di ieri mattina che ha vietato con
effetti immediati a qualunque programma della RAI di toccare l'argomento fino a
giugno (12-13 giugno quando si terrà il referendum), quindi il programma è
saltato, e il mio intervento pure.
Melloblocco 2011 [foto]
Anche quest'anno non siamo potuti mancare al Melloblocco. Si Arrampica sui sassi, si sta in campeggio(brado), si fanno passeggiate in una delle valli più belle del mondo, si mangiano fagioli in scatola direttamente dalla scatola, si scalano vie lunghe, si sta con gli amici. Qualcuno studia(o ci prova). In ogni caso si sta proprio bene. Si è felici. Io ero felice per tanti motivi. E poi ci sono i colori, gli odori della montagna. E gli Sciat.
venerdì 6 maggio 2011
Dreamcatcher
Bisogna che stringa i freni, quelli di dietro. Ogni volta che tiro con le dita sento che si allentano un po' di più e forse è meglio che li stringa. Domani lo faccio, scendo in garage un po' prima e metto a posto tutto.
La fine di via Vico, quando si passa sotto le mura del carcere, alte e rosa con qualche striscia girigia a coprire le scritte degli anarchici, dei disobbedienti, o di qualche altro loro parente, lì, dopo l'incrocio con via degli olivetani, è tutto selciato sconnesso e rotaie. La bicicletta va tenuta a metà tra i due binari della rotaia di destra, con qualche leggera deviazione in senso contrario, perché quando è giorno le macchine hanno l'orrenda abitudine di lasciarsi abbandonare in mezzo alla carreggiata. Ora, però, è buio, è tardi, in un orario indistinto tra le due e le quattro di mattina, la precisione non è rilevante. Il manubrio saltella, assecondando le spinte dei sanpietrini buttati a caso, o forse con il preciso intento di rallentare una possibile fuga in bicicletta di qualche galeotto sprovveduto, un Edmond Dantès squattrinato in sella a una graziella scassata. Saltella il manubrio e saltello io, col culo adagiato sul sellino. Rassoda, mio caro, rassoda che male non fa.
L'ora, è dichiarato, non è definita, mentre è facilmente riconoscibile il percorso. So di arrivare dai Bastioni, ricordo di aver fatto prima via De Amicis, poi dentro in San Vincenzo, a destra in Ariberto, attraversato via Olona, dritto in via Vico, sotto le mura del carcere. Riconosco di avere musica nelle orecchie, ma percepisco solo la sensazione della musica, non la musica stessa.
Tutto avviene all'incrocio con corso di pt.a Vercellina. Di notte non è necessario fermarsi per rendersi conto dell'arrivo di veicoli, i fari ne annunciano la minacciosa presenza. In assenza di fasci luminosi: attraversare.
Non questa volta. Sicuro, mi alzo sui pedali per spingere in avanti la bicicletta, le faccio fare un balzo dentro l'incrocio. La macchina non si vede mai, solo l'urto. Non c'è dolore, non c'è sangue, non c'è macchina. Solo lo schianto e la certezza della morte. So di essere steso in terra e sono consapevole di morire, io SENTO di aver pochi minuti ancora, lo sento. Ma non mi importa, solo vorrei salutare, vorrei sentire una voce. Il cellulare squilla a vuoto. Due tentativi, sempre due. Mai nessuno risponde. Questo è il punto in cui sogno diventa incubo. Non l'incidente, non la morte, ma il deserto, l'abbandono. L'incubo è essere solo, davanti al niente, pronto a morire.
Lo sogno ormai regolarmente, magari anche due volte la settimana. Attraversando corso di porta Vercellina, investito da un'auto invisibile, chiamo inutilmente e sono lasciato, solo, a morire.
Io dormo con il cellulare acceso.
La fine di via Vico, quando si passa sotto le mura del carcere, alte e rosa con qualche striscia girigia a coprire le scritte degli anarchici, dei disobbedienti, o di qualche altro loro parente, lì, dopo l'incrocio con via degli olivetani, è tutto selciato sconnesso e rotaie. La bicicletta va tenuta a metà tra i due binari della rotaia di destra, con qualche leggera deviazione in senso contrario, perché quando è giorno le macchine hanno l'orrenda abitudine di lasciarsi abbandonare in mezzo alla carreggiata. Ora, però, è buio, è tardi, in un orario indistinto tra le due e le quattro di mattina, la precisione non è rilevante. Il manubrio saltella, assecondando le spinte dei sanpietrini buttati a caso, o forse con il preciso intento di rallentare una possibile fuga in bicicletta di qualche galeotto sprovveduto, un Edmond Dantès squattrinato in sella a una graziella scassata. Saltella il manubrio e saltello io, col culo adagiato sul sellino. Rassoda, mio caro, rassoda che male non fa.
L'ora, è dichiarato, non è definita, mentre è facilmente riconoscibile il percorso. So di arrivare dai Bastioni, ricordo di aver fatto prima via De Amicis, poi dentro in San Vincenzo, a destra in Ariberto, attraversato via Olona, dritto in via Vico, sotto le mura del carcere. Riconosco di avere musica nelle orecchie, ma percepisco solo la sensazione della musica, non la musica stessa.
Tutto avviene all'incrocio con corso di pt.a Vercellina. Di notte non è necessario fermarsi per rendersi conto dell'arrivo di veicoli, i fari ne annunciano la minacciosa presenza. In assenza di fasci luminosi: attraversare.
Non questa volta. Sicuro, mi alzo sui pedali per spingere in avanti la bicicletta, le faccio fare un balzo dentro l'incrocio. La macchina non si vede mai, solo l'urto. Non c'è dolore, non c'è sangue, non c'è macchina. Solo lo schianto e la certezza della morte. So di essere steso in terra e sono consapevole di morire, io SENTO di aver pochi minuti ancora, lo sento. Ma non mi importa, solo vorrei salutare, vorrei sentire una voce. Il cellulare squilla a vuoto. Due tentativi, sempre due. Mai nessuno risponde. Questo è il punto in cui sogno diventa incubo. Non l'incidente, non la morte, ma il deserto, l'abbandono. L'incubo è essere solo, davanti al niente, pronto a morire.
Lo sogno ormai regolarmente, magari anche due volte la settimana. Attraversando corso di porta Vercellina, investito da un'auto invisibile, chiamo inutilmente e sono lasciato, solo, a morire.
Io dormo con il cellulare acceso.
mercoledì 4 maggio 2011
Al di là della musica, appena in mezzo al mare
Capita a volte di imbattersi in Album che hanno una storia, hanno alle spalle un'idea. Ci sono autori (pochissimi) che cercano di realizzare ciò che sentono,non ciò che il pubblico vuole sentire, per quanto inverosimile e inapplicabile, inadattabile con i modelli musicali presenti e quelli commercialmente previsti, rischiano per amore del loro lavoro. In questa marina commedia, le citazioni gli errori la poesia e le volgarità si susseguono incessantemente. E tutti gli strumenti possibili e immaginabili che nemmeno 6olu conosce come un arpa tripla gallese, un aulol, berimba, una trocca, una quaena, ronroco, un pusillanime, e altri facili da trovare quanto da suonare.
E più che musica diventa uno spettacolo oltre i confini della musica.
E poi è Binicio!
E se posso darvi un'altro modestissimo consiglio, ascoltatevi le pleiadi
Tra tutti gli strumenti c'è ne soltanto uno inventato, trovatelo è una sfida.
martedì 3 maggio 2011
London Fields. DAY 12
Quando era il giorno prima della partenza ho detto, troppo ad alta voce: "Và che magari tengo un diario sul blog del mio breve periodo a Londra". Lì lo dicevo, qui lo nego. Non gliel'ho fatta, perdono.
Londra però me la sento sotto le unghie, nelle pieghe delle maniche arrotolate della mia camicia, tra le pagine del libro che facevo finta di leggere in aereo. E domani faccio doccia e lavatrice. Ci sono tanti piccoli pensieri che mi sono nati mentre ero là e che ogni tanto sento muovere e crescere. Londra ha seminato, quando raccolgo condivido.
Intanto la City, che poi sono mille piccole e medie cities, con ciascuna la propria marca di cassonetti, si è tenuta qualcosa. E io saluto così:
cheers
Londra però me la sento sotto le unghie, nelle pieghe delle maniche arrotolate della mia camicia, tra le pagine del libro che facevo finta di leggere in aereo. E domani faccio doccia e lavatrice. Ci sono tanti piccoli pensieri che mi sono nati mentre ero là e che ogni tanto sento muovere e crescere. Londra ha seminato, quando raccolgo condivido.
Intanto la City, che poi sono mille piccole e medie cities, con ciascuna la propria marca di cassonetti, si è tenuta qualcosa. E io saluto così:
cheers
lunedì 2 maggio 2011
Beirut 'Postcards From Italy'
Su un onda che dalla primavera porta all'estate, non correndo troppo. Tutti sappiamo cosa voglia dire passare l'estate nel nostro paese, quell'aria che si respira, in città, al mare, ovunque è diversa, si riflette molto di più e si riesce a dare il giusto peso alle cose molto più serenamente e con una lucidità incredibile. Quasi come se durante l'inverno non riuscissimo davvero ad apprezzare il tempo che ci passa accanto. Ci si ritrova catapultati in una nuova stagione e come dei cretini, dopo mesi in cui si brama il sole si ha pure il coraggio di dire "ma fa già così caldo?"
Ma Il nostro paese da' sempre ispirazione, anche a chi viene dall'estero e si ritrova a suonarne le bellezze.
Per iniziare an italian sunny week ecco un pezzo con video (molto bello) dei bEiRuT, band americana che sa bene mischiare pop melodico con sonorità tipiche dell'est europeo. Il leader è Zach Condon, con la N.
Non dico di più, sennò mi tagliano.....
...sempre nel rispetto dell'acustico e dell'ambiente, come i BeiruT
love
M.
6olu
domenica 1 maggio 2011
I negri non hanno solo il pisello lungo, ma anche la musica nel sangue. Tu dici, ok, il negro suona il bongo, e il ritmo-negro (perchè non esiste altro modo di definirlo) vien fuori per forza da là. Ma poi dagli in mano uno strumento tutto complicato che ovviamente avrà a che fare coi compiuter o affini (da Doldrums per specifiche), e loro ti ricavano uguale uguale un ritmo-negro coi fiocchi. Tutto questo per dire?
Concedete un attento ascolto al nuovo album dei Tv On The Radio, Nine Types Of Light, che in quanto a musica son proprio bravini.
Il contenuto altamente xenofobo e grammaticalmente poco corretto potrebbe urtare la sensibilità di molti, come difatto non nascondo urti anche la mia, che sono tutt'altro che razzista, ma d'altronde siamo nell'epoca dei presidenti del consiglio che bestemmiano, quindi amen.
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