martedì 15 febbraio 2011

Sanctum 3D

Eravamo in tre, io, mio padre e mio fratello; io, papa' e Monne. Eravamo poi anche degli amici di papa', ma li abbiamo raggiunti. Siamo partiti che c'era la nebbia e si vedeva poco, era mattina molto presto e, ahime', era una domenica. Invece di restarcene a dormire a letto abbiamo scelto, o meglio, ho scelto, di andare in grotta, nel ventre di una bassa collinetta nella bassa. Dicevo ci siamo svegliati presto e ci siamo messi in macchina presto e siamo attivati anche presto. Alle nove eravamo al Ministro, il famoso rifugio degli speleo, e li' c'erano anche altri speleo, ovviamente, e papa' ovviamente li conosceva. Ci siamo svestiti abbiamo indossato la tuta, io quella che papa dice “degli astronauti”, poi la tutona da operai, il casco con la luce e il carburo, l'imbrago e i moschettoni, il discensore e la maniglia a tracolla che serve per risalire i pozzi cioe' dei salti nella grotta nella pancia della montagna, ed eravamo pronti.
Ci siamo incamminati e siamo arrivati. L'entrata era l'entrata di una miniera, cioe' per i pericoli e i problemi era stata sistemata tutta per bene: era un tunnel basso che siamo entrati carponi. Era pieno di una specie di melma marrone, fango cosi' si capisce, e noi arrancavamo e con il sacco in spalle per quanto piccolo, comunque era una bella fatica. Mentre strisciavo pensavo ad una canzone che fa Canzoni a lei parole contro vento, ed ero tutto ad arrovellarmi perche' non capivo il senso e l'avrei capito se mi fossi ricordato qualche riga in piu' ma vabeh. Cosi' tra una canzone in testa e l'altra ci siamo trovati sempre piu' stanchi al primo pozzo e la Valentina, non mi ricordo bene il nome, insieme al Carlo ci spiegavano come si scende. E io e Monne che sotto sotto ridevamo, cacchio lo sappiamo come si scende, in termini di eta' saremmo ben piu' giovani ma senza dubbio ci muoviamo nelle grotte da molto piu' tempo, pero' ascoltavamo perché eran cose che non sapevamo, e ritenevamo percio' inutili. Quindi abbiamo imparato la mezza chiave e la chiave, cosi' quando scendiamo siamo sicurissimi e non ci succede niente, lo impariamo sui salti piccoli cosi' su quelli alti siamo piu' che capaci, cosa vuoi, han ragione. E intanto papa' cantava gli piace tanto la grotta e la montagna ed era felice, palesemente. Scendevamo e scendevamo prima Acquarius, bello ma niente acqua, poi Marco Getta la Spugna, che storia divertente quella parte della grotta con quel nome divertente. Poi abbiamo fatto anche un po' di cose ma poi io e monne da pimpanti che eravamo dopo eravamo tutti zitti e camminavamo e strisciavamo a seconda della conformazione della grotta, ma in silenzio, avevamo fame si sa la fame toglie forze e spiritosaggine. Cosi' ci siamo fermati e io ho mangiato due pacchetti di crechers dei pezzi di formaggio che buono, un po' di pasta al pomodoro avanzata del giorno prima in una piccola scatolina, della frutta cioe' uva e prugna e dopo ero nuovamente felice e con me anche Monne e anche papa' cantava piu' forte la Valentina se cosi' si chiama e il Carlo sempre silenziosi. Ritornando eravamo piu' veloci chissa' perche' volevamo uscire frettolosi e li abbiamo lasciati indietro, ma abbiamo incontrato un fotografo che faceva un mucchio di foto, una di qua, una di la', meno luce, piu' flash, e io povero me mi hanno detto tieni questo flash che lo angoli meglio, non l'avessi mai assecondato sono rimasto incastrato li' per chissa' quanto tempo e sbuffavo e ridevo quando non mi guardavano ma non si dica che non ero servizievole quando mi guardavano. Ma poi ce ne siamo liberati, e abbiamo ripreso a stantuffare al contrario per ritornare all'uscita e abbiamo rifatto in salita tutti i pozzi e tutti i passaggi con la corda prima non li avevo detti. Poi e' arrivato l'ultimo passaggio che c'era una piccola corda con dei nodi, ce lo ricordavamo bene, pero' ci siamo persi comunque. C'era un sasso grande con una freccia e la scritta exit dici come ci perdevamo sembra una cosa da deficienti c'era anche un ometto poi, ma ci siamo persi comunque. Quando sei stanco e il cervello fuma e da ore sei in un cunicolo a scendere e salire e scendere e salire e pensi che tutto il mondo sia un cunicolo e non ti ricordi che puoi stare anche ritto in piedi e non cozzare il cranio, soprattutto quando perdi l'orientamento perche' segui sempre la luce che hai in testa e la luce si spegne ogni tanto sta finendo il carburo e c'e' poca acqua, allora li' non ci vuole tanto che ti prende il panico e non capisci niente ancora meno di prima che gia' non capivi molto. Cosi' e' successo io e Monne eravamo davanti e la scritta exit e la freccia e l'ometto ci facevano perdere ancora di piu' cosi' abbiamo detto papa' e lui e' arrivato cantando ma dopo poco ha smesso di cantare eravamo disperati monne cominciava a sussurrare io ho paura ma non ti preoccupare dicevo io e non sapevo che dicevo, quanta forza mi costava dire quello che dicevo, sentivo la bocca che lo diceva e la testa che lo contestava, ma non ti preoccupare dicevo comunque. Avanti e indietro l'uscita non si trovava erano solo delle frane di sassi quelle davanti a noi sopra non si poteva andare ma l'uscita e' in cima, dicevamo, dove cazzo si va, papa' non diveca niente per tranquillizzare monne io avevo idee torniamo indietro alla scritta exit grazie a dio l'abbiamo ritrovata la mia memoria agiva benissimo lucido e cosciente di morire il cervello lavorava come un ingranaggio di mille rotelle monne era preso dal panico come si torna indietro, ho paura diceva continuamente ho paura, moriremo qui, non piangeva per poco ma diceva non voglio morire qui e io pensavo pensavo pensavo che li' non si sarebbe potuti morire, c'erano gli altri dietro loro sapevano l'uscita ma monne era la voce di me che non volevo ascoltare, e se gli altri hanno preso l'uscita giusta e noi siamo in trappola dalla parte sbaglia, abbiamo sbagliato tutto. Oddio quanta paura avevo e pensavo pensavo io non voglio morire come un topo in questi cunicoli non voglio morire lentamente di sete, di freddo qui sotto fa freddo da cani, non voglio vedere morire monne e papa' cosi' dicevo torniamo alla corda coi nodi da li' senz'altro siamo venuti quella strada e' giusta cosi' mi sono lanciato giu' verso quella strada andando cosi' veloce che non pensavo si potesse in uno spazio cosi' piccolo che paura che avevo il sangue alla testa iniziava a farmi pensare le cose piu' terribili dovevo tenermi lucido aiuto gridava monne e io pensavo stai zitto stronzo stai zitto che cazzo stai facendo, stati zitto stronzo non vedi che cosi' ci uccidi prima del tempo, cosi' ammazzi me e ammazzi papa' stai zitto cazzo, ma intanto ero velocissimo ed ero tornato alla corda coi nodi, la ricordavo bene all'andata e io non solo, ho sentito dei rumori c'e' qualcuno avevo detto con la gola secca gli occhi sbarrati le guance bianche, le mani molli le gambe molli la testa pesante, si ci sono io ho sentito e ho detto ti amo, chiunque tu sia ti amo, ti amo, sai qual e' la strada per uscire le ho detto e credevo di aver sentito un si ma farfugliava tanto, non eravamo vicini non la sentivo, ero in cima al salto lei era alla base. Non potresti dire come si esce, da qui non e' vicinissimo credevo di aver sentito e sentivo il sangue scorrere nelle vene tutto quanto lo sentivo nei capillari della guance che erano rosse rosse come un pomodoro ne sono certo, ma forse aveva farfugliato altro aveva detto che non lo sapeva e la gambe tornavano molli e tutto tornava confuso, dove sono gli altri sono indietro, ed ero piu' tranquillo questo l'avevo sentito, non e' che potresti farci vedere come uscire aspetta mi ha risposto aspetta io ho aspettato ho chiamato monne per dirglielo speravo si calmasse soffrivo cosi' tanto a vederlo cosi' come se stessi soffrendo io.
Poi alla fine lei e' salita, ci ha portati fuori io ho detto due cose per non fare il cretino e non farle capire che per mezz'ora avevo guardato le palle cave degli occhi della morte. Ho strisciato con tutta la forza che avevo nella gambe molli e nelle braccia molli e nell'anima piena di adrenalina da scoppiarne, ho ripercorso strisciando quel pezzo che sctrisciando avevo percorso all'andata quell'entrata fatta cosi' bene per i crolli e per i problemi era ancora li' ed era la cornice del tempo blu scuro di novembre che vedevo ancora piegato sui gomiti com'ero, poi ancora uno sforzo e mi sono alzato impiedi ero vivo, mi sono detto, ho pensato che mi sarei dovuto dire sono vivo e sono vivo mi sono detto, era scuro l'ho detto e l'uscita come l'entrata prima dava su un bosco e piovigginava. La mia luce di fuoco che avevo in testa faceva un piccolo cerchio di luce arancione attorno alla mia figura tutta impiedi e all'aria aperta respirando ho ripensato che dovevo dire che ero vivo cosi' ho detto sono vivo ma non ero felice o dispiaciuto o triste o divertito non ero niente ero l'adrenalina che avevo nelle vene probabilmente. Poi e' uscito monne poi papa' la ragazza guida e' rimasta ad aspettare gli altri, ci siamo guardati e siamo tornati mentre tornavamo nella testa di monne c'era monne morto sepolto nella pancia della collinetta della bassa e martin, cioe' io, e papa' tutti e tre sepolti lassotto piangendo disperatamente rendendoci conto di morire ma non potendo che morire, forse c'era lo stesso nella testa di papa' dico forse ma forse c'era anche nella mia testa forse, ecco perche' ho scritto questo.

2 commenti:

  1. mmm, non mi piace molto, è difficile da leggere, poco scorrevole.

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  2. beh un po'tragica, diciamo alla sanctum! (non andate (il film, la grotta si) a vederlo é artocemente stupido)

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