sabato 12 febbraio 2011

Petrolio

Vorrei cominciare con una storia
Come quelle sussurrate
profumate di tenerezza che ti chiede prima di dormire
la tua ragazza, non la tua tua la tua mia.
Poi dire quello che vuoi tanto lei ormai dorme, e non sente
Le tue mani grandi toccano pelle a pelle per la pelle e tu dici cose che non sentirà mai,
cose che non vorrebbe sentire mai, cose che non vorresti aver pronunciato mai
mosche in un barattolo
e dietro ad un angolo o forse tutti gli angoli ci sono persone che
in tasca non hanno
la pioggia
si amano di nascosto
strisciano il rossetto sulle guance perchè la felicità
non va divisa
erba umida e aria pesante soffiata per un pò nel cielo piombo di novembre
quando la strada fa i buchi e tu caschi dentro ai buchi
e buchi la ruota della bici
e buchi le tue mani così grandi
e buchi il sonno profondo in cui ti sei bagnato
mentre tenti di scappare
e non ti basta scavalcare quell’ultimo cancello
che ti impedisce di arrampicare il mondo
in periferia dove le maglie sono slabbrate e il freddo ti accoglie
e tutto è sfuocato, lenti su lenti eppure niente
continui a vedere opaco
come se si fosse impressa un macchia bianca
scura assomiglia al nero
nero viscoso unto
petrolio

4 commenti:

  1. forse in poesia non deve esserci sempre uno scopo, scrivere per qualcosa o qualcuno in particolare no? libera ispirazioni che traspira e sporca la carta. io l'ho letta così, come se non ci fosse davvero un'ispirazione tangibile.

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  2. esigenza di dire qualcosa, non ispirazione. E poi con cosa si riesce meglio a sporcare la carta se non il petrolio?

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  3. può l'ispirazione o l'esigenza essere anche una sola volta dovuta a un ché che non sia un qualcuno?
    io non credo.
    voi?

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  4. La questione si fa oltre che poetica anche filosofica. Nemmeno io ci credo, è sempre necessario avere un tu.

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