martedì 22 febbraio 2011

THE OLD FIRM: due religioni, una città



Ciao a tutti, torna El Balùn con uno sguardo sul calcio scozzese.

Tutti gli appassionati di calcio sanno quanto sia acerrima la rivalità tra Celtic e Rangers, le due squadre di Glasgow. E tutti sanno anche che, si, si odiano perché gli uni sono cattolici e gli altri protestanti. Vero! Ma superficiale, perché questa partita è impregnata di mille altri significati e giocandosi ben quattro volte all'anno, a causa del limitato numero di squadre partecipanti alla Lega scozzese, costituisce quattro momenti topici nell'anno di un tifoso. Tanti giocatori italiani hanno giocato con le maglie di queste due compagini e vediamo il loro parere rispetto al derby di Glasgow. Paolo Di Canio, giocatore del Celtic nella stagione 96-97: «La tradizione è la componente essenziale di quel mondo. In Scozia ho visto novantenni che a stento si reggevano in piedi portati a raduni di tifosi, e lì osannati come se avessero segnato un gol decisivo la domenica precedente. Quando ti infili la maglia del Celtic avverti chiaramente il transfert, cent' anni di storia che ti entrano nella pelle». Quello del Firm Non è un sabato sera qualsiasi nei quartieri cattolici della città. Questa è la vigilia del primo derby stagionale e il Bairds Bar, tana dei fans del Celtic va avanti tutta la notte a spillare Guinness, Tennent' s e sogni di rivalsa.
A primavera i Rangers hanno centrato la doppietta campionato-coppa sotto la guida di Walter Smith, il leggendario tecnico tornato a Ibrox dopo avervi vinto sei titoli negli anni 90. Gennaro Gattuso, giocatore dei Rangers nella stagione 97-98: «Appena arrivato mi fanno giocare l' Old Firm delle riserve, in agosto: 40 mila spettatori, penso "questi sono matti". Nella settimana che precede il primo derby vero Walter Smith, che mi ha capito, continua a ripetermi "Raino, take it easy", temendo il mio carattere. Inizia la gara, e vengo giustamente ammonito al primo tackle; devo chinarmi per evitare la scarpa tiratami da Smith». In quella partita segna per i Rangers Paul Gascoigne, che corre a festeggiare sotto alla curva del Celtic mimando un suonatore di flauto, e così scatenando l' apocalisse. Ciò che rende unici i derby di Glasgow è l' implicazione politico-religiosa. Il club bianco-verde vede la luce nel 1888 creato da un prete, Fratello Wilfrid, per raccogliere denaro col quale finanziare la mensa dei poverii, il Celtic è da sempre il club degli immigrati irlandesi, cattolici e anti-inglesi. I Rangers, fratelli più anziani del 1873 divennero subito la loro nemesi: protestanti, lealisti, timorosi all' epoca che gli irlandesi portassero loro via il lavoro. Sembra storia di oggi, invece ha più di un secolo. Il flauto è lo strumento che viene suonato durante le marce orangiste che per anni innescano spaventosi disordini in Irlanda del Nord; nei filmati di guerriglia urbana a Belfast non è raro trovare gente in maglia Celtic e Rangers che se le dà di santa ragione. Lorenzo Amoruso, giocatore dei Rangers dal ' 97 al 2003: «Sono stato il primo e unico capitano cattolico, e per quanto i tifosi apprezzassero la mia carica, qualche problema all' inizio ci fu. Prima di entrare in campo mi sono sempre fatto il segno della croce, e questo non era gradito. L' hanno accettato quando hanno capito che non ero disposto a negoziare la mia fede, e che la religione diversa non mi impediva di spendere tutto per i Rangers». Domenica, stadio di Ibrox, fischio d' inizio alle 12.30: sotto il sole d' autunno il rischio di violenza si scioglie. C'è esagerazione sui giornali del mattino, che definiscono l' Old Firm «la partita di club più importante del mondo», ma l' urlo che accoglie l' ingresso in campo delle squadre è oggettivamente tra i più sonori mai sentiti. I Rangers segnano subito due gol con Miller, il portiere Celtic, Artur Boruc, è sbeffeggiato dall' intero stadio. Qualche anno fa Boruc, che ha la religiosità guerriera dei polacchi, si fece il segno della croce in faccia alla curva Rangers, scatenando lo stesso bordello del flauto di Gascoigne; da allora è calato di rendimento, ma la sua gente continua a chiamarlo «the Holy goalie» (il santo portiere), e pazienza se ha dato scandalo rispedendo la famiglia in Polonia e fidanzandosi con la ex di un gangster, storia che come si può immaginare ha entusiasmato i tabloid. Massimo Donati, giocatore del Celtic dal 2007 al 2009: «La tensione di un Old Firm non ha pari per i calciatori, ma raggiunge livelli folli soprattutto tra i tifosi. Viverlo è un' esperienza irripetibile». Dopo il primo tempo il rigore di McGeady (ora migrato nella dorata Russia) riapre la gara, che ha la ferocia di un duello medioevale, ma il Celtic si ferma lì. Vincono i Rangers 2-1 e suonano le cornamuse, sventolano le bandiere con l' Union Jack, riempiono i locali. «The louden tavern» è il loro pub sulla strada, e per incanalare tanta gioia - in procinto di diventare alcolica - sono necessarie le transenne. La gente del Celtic scivola nelle vie laterali, trangugiando amari cartoni di fish and chips. In questo momento l' approdo del Bairds Bar deve sembrargli lontanissimo. Ma ora un cenno storico: Rangers-Celtic è chiamato Old Firm (la vecchia ditta) perché le 2 squadre sono il 90% del calcio scozzese sia dal punto di vista economico sia sportivo. Nell'albo d'oro dei campionati scozzesi in vantaggio i Rangers con 53 titoli, i rivali ne hanno 41, ma detengono il record di campionati vinti di fila (9).

Credo che una volta nella vita si debba assistere a un old firm, soprattutto se vi si assiste da non tifosi, perché si vinca o si perda, alla fine vince la Tennent's...




numeri e testimonianze tratte dall'articolo di Paolo Condò del 9/10/09, gazzetta.it


doludrums

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