mercoledì 23 febbraio 2011

Due parole sulle intercettazioni

Paura di essere intercettati vero?
Se dovessimo dar retta ai video-messaggi del premier, rintanato in qualche bunker come Bin Laden vivremmo tutti nel terrore.
Intercettazioni, argomento assai delicato, trattato in maniera semplicistica con sommari slogan (l'italia è una repubblica fondata sulle intercettazioni...) che ci propinano come se fossimo dei decerebrati, vi risparmio la fatica di leggere tutto l'articolo mettendovi subito la risposta, così non dovete fare fatica: nessuno ascolta le nostre conversazioni. Per molti questo è sufficiente per argomentare una tesi sostenendola con urla e insulti in qualche tribuna televisiva. Pochi sanno di cosa si tratta, quelli che lo sanno sono allibiti e fanno fatica a contenere i fiumi di disinformazione che allontanano dalla complessità di un procedimento di certo non semplice ma che viene dipinto in maniera quasi leggendaria.

Prima considerazione, nel processo le intercettazioni hanno una ruolo marginale. Per intenderci posso anche dire al telefono -Ho ammazzato io Gianni- ma questo deve essere comunque provato. Il processo non è come si pensa, non è la santa inquisizione, la confessione non è una prova definitiva e irreversibile, abbiamo visto tutti troppi Perry Mason, per capirlo me ne rendo conto.  All'interno del processo l'intercettazione è l'unico strumento di prova che deve essere autorizzato dal g.i.p. e non basta il solo p.m. che da solo non ne può disporre. Devono sussistere per l'autorizzazione gravi indizi di reato e l'intercettazione deve essere assolutamente indispensabile ai fini della prosecuzione delle indagini (art 267 c.p.p.). L'intercettazione può essere utilizzata solo per alcuni procedimenti relativi ai seguenti reati: delitti non colposi per i quali è previsto l'ergastolo, o la reclusione superiore nel massimo a cinque anni, delitti contro la pubblica amministrazione, delitti concernenti sostanze stupefacenti o psicotrope e altri ex 266 c.p.p. Capisco bene quanto sia noioso stralciare articoli, ma è assolutamente necessario per combattere le bugie che hanno le gambe come le sue. Tutti noi pensiamo che l'intercettazione telefonica sia una prova regina, qualora se ne deduca la l'ammissione di  ammissione di colpevolezza dell'intercettato. Questo deriva come ho già detto da una concezione cinematografica del processo, da una forma mentis, una semplificazione mediatica. Chi accusa le intercettazione non sa di cosa stia parlando. Fare leva su argomentazioni emotive, -Ci spiano!- Ascoltano le nostre conversazioni!- Non siamo liberi nel nostro privato!- Sono tutte menzogne, consapevoli menzogne, non cascateci per favore. Si tratta di onestà, con se stessi, non cadete nel tranello che vi hanno disposto a regola d'arte, ragionate, non ripetete slogan che non avete nemmeno sentito bene. Vi sembra dunque ragionevole una campagna mediatica tanto aspra sulle intercettazioni? Una sola parola insulsa.
Ridiamoci sopra quando sentiamo queste cose perché abbiamo pianto troppo fino ad adesso, ridiamo quando il puffone prende in mano la cornetta del telefono con il filo! (chi usa ancora i telefoni con il filo, forse solo a palazzo grazioli) e nel tentativo disperato di suscitare pietà ed indignazione non riesce a rimettere a posto la maledetta cornetta, comunista.

Don MoOn

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