E'
strano pensarti lì, è sempre difficile pensare alle cose distanti.
Facciamo già troppa fatica con quelle che tocchiamo, figurarci
quelle che non capiamo. Quelle che non capiamo, rimangono un
sottofondo, tra i nostri discorsi, tra i tavoli delle nostre cene. E
quello che non dobbiamo fare è abituarci, quello che non dobbiamo
fare è perdere la voglia di capire. Sento spesso dire che adesso che
la guerra è vicina, non possiamo sfuggire all'indifferenza, adesso
che abbiamo le immagini, e la possibilità di commentarle, non
possiamo sfuggire alla crudeltà. In realtà non è cambiato niente,
non serve avere vicino una cosa per capirne l'importanza. Non serve
sentire una richiesta d'aiuto per correre a salvare chi ha bisogno.
Non c'è salvezza in quello che scriviamo e soprattutto non c'è
speranza in quello che leggiamo. Lasciamo che sia il tempo a riparare
ciò che non siamo in grado di capire, come facciamo con l'amore e
tante altre cose ugualmente concrete. Non c'è aiuto che possiamo
dare, cifra che possiamo sentire che ci possa muovere, ma non per
questo ogni cosa è inutile. Non serve leggersi la storia di tutti i
conflitti, non serve conoscere le ragioni economiche, le alleanze
politiche, la storia culturale di due paesi indifesi da loro stessi.
Non può essere questo però a impedirci di fermare le cose,
soprattutto quando non si vede la fine perché non si riesce a
stabilire un inizio, quello che non abbiamo saputo fare non può
essere una scusa per quello che non possiamo fare ora. E Adesso che
tutto sembra insufficiente, ripartiamo da ciò che soltanto alla fine
sembra superfluo, sperando così che questo inizio possa essere anche
una fine. E proprio adesso, proprio questo momento che è il più
delicato, solo tante persone possono far crollare questo muro di
incomprensione.