domenica 15 gennaio 2012

LA MACCHINA CHE DOVREBBE PREVEDERE IL FUTURO

Premessa:
a volte cerco di immaginare le grandi menti del passato che, dopo profondissime riflessioni, iniziano a concretizzare il loro pensiero o le loro ricerche, iniziano a dargli una forma fatta di migliaia di parole, un libro che, loro lo sanno, cambierà l'umanità. E una volta finito si alzano soddifatti dalla bella scrivania di mogano al centro del piccolo studio, illuminata dagli ultimi raggi di sole, assaporando il dolce odore di legno che domina quel magico momento della loro esistenza.
- Quello che ho scritto, sono sicuro che pensano, cambierà qualcosa.
Io, ad esempio, quando vado in bagno, non riesco a non pensare ad Einstein, e se mai gli sia passato per la testa che quegli stessi risultati che aveva scritti là alle sue spalle, sulla scrivania di mogano del piccolo studio, un giorno, col nome inflazionato di “teoria generale della relatività”, si sarebbero trovati, pari pari, appoggiati su uno scaffaletto un po' umidiccio di un bagno tutto verde in un appartamento all'ottavo piano a Milano, difronte ad un adolescente stitico con la faccia rossa dallo sforzo che cerca di concretizzare qualcosa dopo lunghi e tristi giorni di insuccessi.

Detto ciò, è importante sapere, per continuare la lettura, che nel mio bagno verde, in quello stesso scaffaletto, dietro a Rat-Man e giornali e la relatività di Einstein, proprio oggi ho trovato il nuovo “Le scienze”. Rinomata rivista scientifica, mi pareva di ricordare.
Eppure, eppure, mentre sbalordito sfogliavo le numerosissime pagine dedicate agli italiani- innovatori (quando sappiamo benissimo che l'Italia è La patria degli inventori) mi sono imbattuto nel capitolo dedicato alle favolose idee che dovrebbero cambiare il mondo. Io tralascerei il sensore che permette agli studenti delle scuole della Pinella Country di pagare il pranzo della mensa salutando con la mano una macchinetta: anche solo menzionarlo è vile come picchiare un cieco. Piuttosto mi piacerebbe soffermarmi su un progetto che mi è subito saltato all'occhio:
LA MACCHINA CHE DOVREBBE PREVEDERE IL FUTURO.
Scienziati su scienziati stanno applicando tutto il loro ingegno per dare vita a questa macchina che, è indubbio, rappresenta la più intima speranza di ogni essere umano di poter finalmente conoscere cosa sarà. Il piano di azione è stipare in questo super computer (Pensiero Profondo, questo dovrebbe essere il suo nome) tutto il sapere umano, o perlomeno tutte le informazioni che è possibile fornirgli, tutte le variabili, cosicchè poi, ad una semplice domanda, esso possa dare LA risposta.
Ma io davvero non riesco a non pensare ad un futuro piuttosto immediato, quando tutti questi cervelli, riuniti in un consesso di altissimo livello, non riusciranno quasi a crederci quando pronunceranno le parole “ce l'abbiamo fatta”.
Tutto oramai è pronto, il super computer è pronto, la crisi economica è ancora al galoppo, non resta altro da fare se non condurre questo computer davanti al pubblico, che sarà il più vasto che si possa mai immaginare, saranno presenti persone di ogni provenienza, negri, ebrei, persino qualche ciellino, tutti là, chi zitto e tremolante, chi invece scatenato sventolerà delle bandiere, simbolo di una nuova unificazione mondiale.
Ma ecco che un anziano signore in camice bianco fa il suo ingresso sul palcoscenico, accolto da un rispettosissimo silenzio. Tutto il mondo trattiene il fiato, tutto il mondo vuole conoscere la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, sull'universo e tutto quanto.
Così, soltanto quando l'anziano uomo, ben consapevole dell'assoluta importanza del suo straordinario incarico, avrà posto LA domanda sulla vita, sull'universo e tutto quanto, soltanto allora, ne sono sicuro, Pensiero Profondo, risponderà:


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