venerdì 27 maggio 2011

Areoplanino

Tu ti sei sempre immaginato che crescere fosse come caricare la molla di un'areoplanino di legno, e poi lasci il dito e l'aeroplano vola, c'è un momento in cui è fermo, e un momento in cui sta volando. Ma poi cresci e vedi che il dito non smette mai di avvolgere l'elastico, non capisci se ti è sfuggito di mano qualche volta e si è svolto tutto quanto, ti guardi attorno e quando hai l'età in cui pensavi si volasse in verità sei ancora là a terra che guardi il dito annoiato girare un elastico e non capisci che cosa sia successo. Si mischiano l'infanzia, l'adolescenza e la maturità, tutto è uno e tu non sei assolutamente nulla, e ti guardi attorno e vedi da terra quelli che sfrecciano a destra e a sinitra, loro hanno una vita con la v maiuscola, hanno cambiato casa, vivono soli. Ti senti solo e spaventato e non hai nulla, non sei nulla. Ma poi guardi meglio e quelli che ti sono accanto non sono nulla come te, accanto a te. Tu inizi a pensare che crescere voglia dire diventare, ma se è così quand'è che diventi qualcosa? Che differenza passa tra quando non sei nessuno e sei qualcosa? Quand'è che diventerai quello che gli altri conosceranno inequivocabilmente come te e nessun altro? Tu inizi ad aver paura che gli altri non ti possano conoscere perchè non c'è nulla da conoscere, che alla fine non c'è nessun momento in cui togli il dito; inizi a soffrire. Poi inizi ad accettare che non c'è nessun momento in cui si prende il volo, è solo un piatto navigare, nulla si crea e nulla si trasforma, navighi in un soggiorno tranquillo o in una corrente tempestosa, tutto qui, tutto sta nello scegliere la rotta capitano, e poi capisci che puoi scegliere la rotta che vuoi, alla fine sei sempre te stesso con un po' di barba in più o in meno, qualche figlio in più o in meno, delle macchine in più o in meno, qualche soldo in più o in meno, qualche moglie in più o in meno, un po' di felicità in più o in meno, qualche genitore in più o in meno, cambia poco, sai.

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