giovedì 10 novembre 2011

trompe l'œil

Il trompe l'œil, termine francese che significa "inganna l'occhio" (da tromper, ingannare), è una tecnica pittorica. Indica una pittura che, in base a espedienti illusionistici, induce l'osservatore a credere di stare guardando oggetti reali.Un tipico murale trompe-l'œil può rappresentare una finestra, una porta o un atrio per dare una falsa impressione che la stanza sia più grande.



Siamo una generazione guercia. Ci è regalata una vita dalle infinite possibilità, possiamo scegliere, da privilegiati, dove, come e chi essere. Decidiamo la vita in base ai traguardi che ci poniamo di volta in volta, siano essi di natura economica, sociale o culturale. Inseguiamo i nostri sogni man mano che ci si presentano, cercando di soddisfare i nostri desideri nel modo più efficace e veloce possibile.
 Lo scorrere del tempo come un susseguirsi di mete da rincorrere, tappe. Studiare per laurearsi, per trovare un lavoro, per affittare una casa, per scegliere i mobili e vestiti, per andare in vacanza. E a vent'anni facciamo il possibile per arrivare al primo grande obiettivo: essere affermati o quantomeno chiaramente in procinto di esserlo, alla soglia dei trent'anni. Rendendo così i trent'anni una soglia.

Viviamo come se ci fossero durante il percorso dei check-point, dei punti di riferimento in cui ci si ferma e ci si confronta, per vedere chi sta vincendo. Per questo motivo siamo una generazione guercia. Abbiamo ben chiaro qual è il prossimo traguardo, ma non sappiamo quale sia il premio. Ci imponiamo maniacalmente di raggiungere determinati obiettivi, senza sapere quale sia il fine. Senza nemmeno domandarcelo. Quel che conta è arrivare lì, in quel punto preciso, chiaro, ardentemente desiderato e desiderabile, dove tutto troverà un senso. Un punto magico e meraviglioso in mezzo a un arido deserto.
Abbiamo perso di vista il quadro, concentrandoci sui dettagli. Il tocco delicato del pennello non ha segreti per noi, quella minuscola, perfetta piega del vestito rosso della figura l'abbiamo in mente nitida, ma non sappiamo a chi appartenga, non sappiamo cosa effettivamente raffiguri il dipinto, per non parlare dell'identità dell'autore. E così rimarrà sempre un vuoto da colmare. Una confusione ordinatissima, perché ci concentriamo solamente su ciò che abbiamo appena ottenuto e ci appare bello, pulito, luccicante e perfetto, senza vedere che su tutto ciò che avevamo già preso si è depositata la polvere e che non c'è coerenza nel mucchio di cianfrusaglie che abbiamo amorevolmente accumulato, né bellezza.
Il tempo esiste e scorre al di là dell'Uomo, ma l'Uomo gli ha dato ordine. Lo abbiamo reso comprensibile, lo abbiamo suddiviso e a ogni parte abbiamo dato un nome, dal secondo all'anno. Lo abbiamo trasformato in un mostro sacro, ciclico e inesorabile. Dopo il 31\12 si ricomincia dal 1\1, ma il tempo non si è fermato, noi non siamo ritornati da capo.
Così, costruiamo la nostra vita intorno a questa divinità che noi stessi abbiamo creato, un demonio di contraddizione, in cui fingiamo di circoscrivere l'infinito, imprigionarlo. Dunque, per necessità, per non impazzire, ci inventiamo soglie da superare, traguardi da raggiungere, perché l'anno finisce e poi ne inizierà uno nuovo e noi cosa avremo fatto? Come saremo arrivati a questo nuovo check-point? Avremo dato senso all'anno trascorso? Saremo pronti a ricominciare? Ci chiederemo se rispetto all'anno precedente avremo fatto passi avanti, penseremo al ciclo che si chiude e a quello nuovo che si apre. E allora ci raccontiamo di aver fatto, cambiato, acquistato qualcosa, e ci prepariamo a trovare nuovi obiettivi per la prossima sfida, non rendendoci conto che non stiamo facendo altro che tirare a campare, senza un vero progetto, senza una vera libertà, senza aver veramente scelto, senza realmente vivere.

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