domenica 18 settembre 2011

IL SANGUE TIEPIDO DEL BELPAESE

Le voci autorevoli, che commentano ogni giorno le vita pubblica di questo paese dalle colonne dei più letti giornali nazionali, sempre più spesso invitano i nostri politici alla vergogna. Nelle discussioni della sinistra da salotto, insieme con i discorsi nelle pause pranzo, al telefono, nelle mail a catena, al bar, ovunque, il popolo delle opposizioni lo ripete come un mantra buddhista: vergogna. Come se, facendo appello alle loro coscienze luride, scandendo quelle amare sillabe, mostrandoci indignati con i nostri amici, inviando lettere a La Repubblica, potessimo liberare questo paese. Dovremmo, invece, vergognarci noi. Non è più un problema politico-economico, ma piuttosto un cancro profondamente legato alla società, a noi: siamo irrimediabilmente incapaci di reagire, di prendere in mano la situazione, di ribellarci.


Il governo di Berlusconi, insieme alle opposizioni, che non hanno saputo presentare al Popolo una valida alternativa a questo branco di inabili baciapile, ha portato il Paese ben oltre il famoso "orlo del baratro". La crisi economica ci vede ormai secondi nell'infamante corsa verso la bancarotta nazionale, nonostante i generosi (e all'occhio della comunità internazionale anche discutibili) aiuti della BCE. La ridicola manovra è ancora insufficiente, montagne di sporco nascoste sotto un tappeto di dubbio gusto. A ciò si aggiungano le vicende delle ultime settimane legate al nostro Presidente del Consiglio. Un copione visto e rivisto, dalla trama scontata, ma che continuiamo ad andare a vedere, nei migliori cinema. E questa valanga di merda, che sta travolgendo tutti noi Italiani, unica forza in questo paese che non fa tante distinzioni sociali, ci dà la forza di alzarci la mattina, andare al bar e, tra un morso al cornetto e una sfogliata al giornale, vigorosamente mormorare "Vergogna". 
Mi chiedo: cosa deve succedere perché noi si inizi a bruciare qualche automobile? Quanto siamo disposti ancora a vedere, prima di scendere in piazza e finalmente FERMARE IL PAESE con uno sciopero serio, uniti, urlanti, in tutte le piazze, senza bandiere, senza colori? In questo momento ci sono abbastanza motivi perché ogni parte sociale si senta chiamata in causa a protestare. Ce n'è per tutti i gusti, destra, sinistra, centro, cattolici, atei, ebrei, musulmani, tutti.
Il paese va a fondo economicamente? Significa più tasse= tutti scontenti. Significa meno lavoro= sinistra scontenta. Significa meno investimenti stranieri per le imprese italiane= imprenditori, piccoli medi e grandi, scontenti. Significa che la Cina può acquistare azioni italiane= questo spaventa intelettuali radical-chic, massaie nazionaliste, giovani leghisti, studenti universitari, ecc.
Il presidente del consiglio tromba puttane e si fa ricattare dal pappone = cattolici, mamme, difensori del sacro legame della famiglia scontenti.
Potrei andare avanti pagine e pagine. Ma queste cose le sappiamo già tutti. Non ci sono novità, io lo sapevo già, lo sapevi anche tu e anche il tuo vicino lo sa. Ma siamo ancora lì, al bancone del bar a mormorare vergogna, aggrappati disperatamente a un cappuccino.


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