mercoledì 22 giugno 2011

Paura del vuoto

Da sotto


Quando ti svegli fuori è buio. Buio che la luce non si vede proprio, hai dormito malissimo, freddo. Il legno sulle pareti non lo riconsci, di sicuro non è casa tua, forse sei stato drogato e legato e portato lontano dove nessuno ti troverà mai. Per adesso però ti accontenti di non pisciarti addosso, che è anche l'unica cosa che ti fa svegliare. Sei già mezzo fuori dal saccoapelo, chissà che inculata volevano farti questa volta i tuoi sogni. Non è come andare a scuola, sei subito sveglio e lucido, intronato incazzato ma lucido. Almeno questo è quello che ti dici. In bocca ai una felpa, colpa del tuo naso, di cui fai a meno per dormire. Le cose che devi fare sono tante, ancora di più quelle che dimenticherai, sgusci come un bruco dal saccoapelo non pensavi che un uomo potesse avere tanto freddo, quel freddo che a Milano non senti mai, ti arriva come una mensola in testa. Eppure hai il pile e tutto anche le calze e per far prima anche i pantaloni, gli scarponi hai preferito toglierli.
Quando esci da rifugio intorno a te è come se ti guardassero tutti quelli che non ci sono e che non sanno dove sei. Tieni tutto per te, non sei mai stato molto bravo in questo ma hai scoperto che la montagna ti aiuta. A trattenere qualcosa per te. Tutto il timore che hai per lei a qualcosa è servito, forse. Guardi anche il tuo compgno non vi dite una parola non c'è bisogno e poi il silenzio sembra già troppo.
Inizi a fare fatica finalemente, è strano fare fatica al buio, è a questo che pensi, e pensi anche che ne hai viste tante di persone partire dai rifugi, hai mangiato con loro la colazione e guardato con loro il cielo, come se potesse dirti qualcosa, tutte queste persone non le conosci e non le vedrai tornare, però le senti vicine, senti tintinnare i loro moschettoni che si uniscono ai tuoi, tanto rumore per nulla.
Salendo schiacci tantissime pietre che non si ricorderanno del tuo passaggio, scegli sempre il posto giusto dove mettere i piedi ma le pietre si spostano e tu che vuoi pensare a tante cose non puoi pensare ad altro che a respirare forte e a mettere i piedi bene. La salita è faticosa non ti lamenti perché hai scelto tu di fare questa fatica per dimenticare. Ricordi però che quella che stai facendo è una montagnata, una parola sgraziata che ha pronunciato qualcuno una volta e ti è rimasta conficcata in testa con tutta la sua disarmonia.
Tu che hai sempre tante cose in testa, non pensi, i ricordi riaffiorano come nuvole di parole che ti porti con te, e questo forse un po' ti scalda, o più verosimilmente è la fatica.
L'aria è di quelle che arrivano da lontano, da prati e cime ghiacciate, ti sbatte sul petto e ti fa grande, ti fa sorridere. Senti che ti manca qualcosa, ma tanto è tardi per tornare a prenderla e poi comunque non ti servirebbe, o non sapresti come usarla, anche se non sai bene cosa sia.
L'attacco della parete è sempre mincaccioso e allettante. Tutte le operazioni che fai sono tanto minuziose che non riesci nemmeno a ricordartele, è come se fosse tutto legato, ti fermi a guardare i nodi ti fermi a guardare dove passa la corda e il tuo imbrago, ma in realtà non vedi niente, è come un gol, non riesci mai a vedere la rete che si gonfia, la tua testa si gira sempre un secondo prima per esultare. Bevi non perchè hai sete ma soltanto perché devi, perchè una volta su non te ne ricorderai, non avrai voglia, dentro c'è il tè con tantissimo zucchero per coprire i tannini, sorridi ancora perché tannini ti fa ridere sempre.
Quando tocchi la roccia ti stacchi, pensi solo a trovare la linea, cercare gli appigli, ai clack dei moschettoni, alla corda che brucia sulle mani, ai tuoi avambracci di ghisa, -io penso che tu non sia assicurato, io penso che tu sia uno stronzo. Sei tu che hai scoreggiato? Io non vedo nessun altro- Poi ancora un appoggio che si stacca la corda che si incastra, tu che tiri come un pazzo, la testa che ti gira quando guardi giù, la paura di non tornare, quella di non essere tanto bravo, le urla -Liberaaaaaaaa- E in tutta risposta Libera, Libera, Libera nos domine- Tutte le faccie che non sai di fare, e che nessuno vedrà. E' bello muoversi verso l'alto abbracciare la roccia, salirla palmo a palmo ogni  più piccola grinza è per te appiglio disperato.
E quindi succede che sali e mentre sali tutto si fa piccolo e quando ti guardi intorno è come se le cose le vedessi per davvero, senza filtri seza lenti. Questo ti fa strano, non sei abituato, ti incrina ti scopre. E' in quel preciso istante che hai paura, paura del tuo distacco, da ciò che riesci a controllare. Adesso sei conscio solo di essere in mano a te stesso, e le tue forze ti sembrano niente. Paura che sale come sei salito tu. Cominci a respirare forte, a mangiare aria a sentir rimbombare i tuoi polmoni. E a quel punto capisci che tutto è inutile davanti alla paura del vuoto che non puoi riempire perché è troppo grande, è troppo forte. A niente serve la calma, la concentrazione, essere allenati, a niente serve il grado a niente serve lo stomaco peloso, oramai ti ha preso e tu non puoi fare niente. Ti resta solo una possibilità, fai quello che ti sembra più insensato, visto che di combattere proprio non sei capace, guardi la corda sopra di te e d'improvviso stacchi le mani e i piedi dalla parete, ora sei davvero nel vuoto. Poco importa che sei ancora legato alla corda, perché nella tua testa quel gesto significa guardare la paura tutta insieme, gonfiarla fino a farla esplodere, e ti rendi conto che nella tua testa quella cosa di cui avevi paura, era la paura stessa e tu ti ci sei lanciato dentro, senza aspettare che qualcosa ti frenasse. Abbandonarti alla paura, o meglio alla paura della paura. Lasciarsi cadere nel vuoto, questo hai fatto, è stato semplice, no?

Da sopra


3 commenti:

  1. Mammamia madonna...
    Io sempre ad affaccendarmi con la corda, e tira di qua e molla di là... che angoscia che angoscia.

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  2. io ne faccio di fatica al buio. .

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