martedì 21 giugno 2011

e terra e polvere che tira vento e poi magari piove





Mi ricordo ancora la prima volta che ci ho messo i tacchetti. Non è cambiato quasi niente da allora, questo è il suo difetto unico. Come quando ti raccontavano che un campo così è meglio perché ci giochi anche quando piove, si ma quando non piove... E quando ne parli con i vecchi sempre sorridono perché c'è da sempre, da prima che il ponte collegasse una Milano che si espandeva ad una Milano che non c'era. E tutti quelli che ci passano in macchina uno sguardo ce lo buttano sempre, anche se forse non tutti sanno che lì una volta nacque calcisticamente e tirò i primi calci un certo Meazza, e che è tra le prime società calcistiche milanesi, e sono venuti da Torino per allenare, e tante altre storie che si sentono solo al bar o in segreteria. L'Iris 1914 è sempre stata anarchica e indipendente, quella timida solitudine che sa di superiorità.
Domani inizieranno i lavori, non si solleverà più la polvere al suo posto fili di erba sintetica e cocco.
A noi ci piace ricordarla come un teatro di indimenticabili roventi battaglie dove i pantaloncini e la maglietta si sporcavano di bianco e di sangue e come una pozza di fango sotto la pioggia e il vento. E' stato un particolarissimo privilegio giocare su quella terra.

2 commenti:

  1. Un privilegio, e un onore. Quella maglia, quella fascia di capitano, mi hanno aiutato a crescere, davvero tanto. Mi sentivo il capitano dell'Inter, della Nazionale, non dell'IRIS. Era magico. Forse ora cesseranno i commenti maligni dei ragazzi che da ospiti hanno battagliato su quel campo, forse, si, ora ci sarà l'erba e non più i tagli sulle cosce; ma per noi non sarà più come prima. . . Iris sei grande, grande nonno Gerolamo la vera anima, grande Minichiello e Albano, Grandi i mister Ferrara e Croci, tutti e due, che se ne sono andati troppo presto, lassù, ancora con troppi consigli da dare. Grande il bar, quello di Casu però. Grande Crepaldi, grandi i vecchietti sempre al bar, che se la ridono, e se le danno anche! Grande Iris, che ci hai permesso di GIOCARE a calcio, e non solo di parlarne e parlarne con una birra e una canna in mano. Un piccolo mondo sotto a un ponte, un grande mondo per chi c'è stato, e ha visto.

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