venerdì 7 ottobre 2011

Di chiavi e di porte

scrivo adesso per evitare di farlo quando sarò portato via dal vento. Pensavo di conoscere Milano, poi mi sono svegliato un giorno ho scoperto che anche qui è arrivata la Bora, e le finestre scoreggiano.
Situazione: Immagina di stare davanti alla porta di casa con in mano le chiavi, provi a farle entrare nella serratura ma non entrano, sei sicuro che quella è la tua porta (questo è solo un vecchio gioco preso in prestito da un amico ma gli esempi possono essere molto diversi).
Quella porta cerchi di aprirla, perché cazzo è la tua porta, ma lei proprio non ne vuole sapere. Allora ti incazzi cerchi di buttarla giù a pugni di farla cadere, la cazzo di porta, ma ovviamente non sei Chuck Norris e soprattutto non sei in america le porte non cadono ai tuoi piedi. No, non sei ubriaco. No, non sei schizofrenico. Ti tocca soffermarti sulla porta. A guardarla bene ti piace la porta, non la guardi mai, non ci pensi mai a quanto sia fondamentale per entrare. Un secondo prima sei dentro, un secondo dopo sei fuori, in questo caso fuori. Che ti rimane da fare? Fai come la volpe, giri i tacchi, vai via, pensando che in fondo non eri così sicuro, che quella fosse la tua porta, che forse dietro quella porta ci sono cose che non vuoi più vedere, o cose che hai visto per troppo tempo, che poi è un po' la stessa cosa. Situazioni che già conosci e sentimenti che non senti, chiavi che non aprono porte e porte che forse  non hanno dietro niente. Vorresti trovare la soluzione ma non c'è soluzione al problema, accettare che la porta è chiusa, per quanto tu possa essere sicuro di avere le chiavi giuste, le chiavi perfette che sono sempre entrate senza fatica. Questo ti porti dietro, non il cellulare non il portafogli, solo la convinzione che la prossima porta sarà dietro un angolo, sarà bassa e scomoda ma non avrai bisogno della chiave per entrare.

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