lunedì 21 luglio 2014

Infine ci fu un'altra guerra, e fummo costretti ad amarci per non morire.




E' strano pensarti lì, è sempre difficile pensare alle cose distanti. Facciamo già troppa fatica con quelle che tocchiamo, figurarci quelle che non capiamo. Quelle che non capiamo, rimangono un sottofondo, tra i nostri discorsi, tra i tavoli delle nostre cene. E quello che non dobbiamo fare è abituarci, quello che non dobbiamo fare è perdere la voglia di capire. Sento spesso dire che adesso che la guerra è vicina, non possiamo sfuggire all'indifferenza, adesso che abbiamo le immagini, e la possibilità di commentarle, non possiamo sfuggire alla crudeltà. In realtà non è cambiato niente, non serve avere vicino una cosa per capirne l'importanza. Non serve sentire una richiesta d'aiuto per correre a salvare chi ha bisogno. Non c'è salvezza in quello che scriviamo e soprattutto non c'è speranza in quello che leggiamo. Lasciamo che sia il tempo a riparare ciò che non siamo in grado di capire, come facciamo con l'amore e tante altre cose ugualmente concrete. Non c'è aiuto che possiamo dare, cifra che possiamo sentire che ci possa muovere, ma non per questo ogni cosa è inutile. Non serve leggersi la storia di tutti i conflitti, non serve conoscere le ragioni economiche, le alleanze politiche, la storia culturale di due paesi indifesi da loro stessi. Non può essere questo però a impedirci di fermare le cose, soprattutto quando non si vede la fine perché non si riesce a stabilire un inizio, quello che non abbiamo saputo fare non può essere una scusa per quello che non possiamo fare ora. E Adesso che tutto sembra insufficiente, ripartiamo da ciò che soltanto alla fine sembra superfluo, sperando così che questo inizio possa essere anche una fine. E proprio adesso, proprio questo momento che è il più delicato, solo tante persone possono far crollare questo muro di incomprensione. 

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